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In occasione della presentazione in Senato il 20 febbraio 2024 dei risultati della ricerca condotta all’interno del progetto “Caregiver, Valore per la Cura” promosso da AIPaSIM in partnership con Takeda abbiamo deciso di dedicare questo articolo ai caregiver familiari.
Queste figure, spesso date per scontate e il cui ruolo non viene messo in risalto, sono in verità un numero sempre crescente di persone (più di 7 milioni ad oggi) che si trovano a dover rivestire, ad un certo punto della loro vita, il ruolo di assistenti in maniera gratuita e continuativa a un familiare. Ciò senza avere una formazione specifica e, a volte, capita che non sia una vera e propria scelta consapevole, quanto il frutto di una necessità imperativa a seguito di una malattia o un evento che scardinano completamente la quotidianità sia dell’assistito, sia di chi assiste.
Essere un caregiver familiare infatti, implica un carico fisico ed emotivo importante perchè si tratta non solo di sviluppare abilità e competenze a cui non si era neanche mai pensato e di integrare la propria routine con quella del familiare gestendo burocrazia, visite e terapie, ma anche di fornire il supporto affettivo e morale necessario al mantenimento del migliore stato di benessere possibile dell’ammalato.
E al benessere del caregiver? Chi ci pensa?
E se il caregiver è ad esempio un genitore lavoratore? E la sua famiglia? E il lavoro? E la sua vita privata?
Solo chi ha vissuto o sta vivendo questa situazione può veramente comprendere appieno il prezzo che una tale scelta implica. Ed è alto. Soprattutto se non si ha un supporto. Ed è proprio per questo che da diversi anni ci sono ricerche, progetti e iniziative che mirano a mettere in luce il ruolo svolto da queste persone cercando di dare delle risposte dal punto di vista psicologico, giuridico ed economico.
A tutti coloro che stanno svolgendo questo ruolo quindi vogliamo ricordare che:
Vorremmo concludere questo articolo con una parola di cui spesso ci si dimentica il valore. GRAZIE.